capesante tuffate nello zafferano
Piatti Natalizi

Luculliani sgarri natalizi! Parte seconda

La vigilia di Natale: cena per due

Prima di iniziare a descrivere la nostra cena di Vigilia dobbiamo premettere che sino ad allora (fatta eccezione per la festa dell’Immacolata) Giovanni ed io stavamo seguendo una dieta, per essere più precisi Giovanni seguiva una dieta ed io lo supportavo facendogli compagnia.

La verità è che avevamo timore di perdere i benefici raggiunti se avessimo iniziato subito a mangiare come tradizione richiede e perciò siamo partiti un po’ in sordina ma con stile, puntando sulla selezione delle portate e riducendo le quantità, sebbene avessimo avuto il beneplacito della dietista, napoletana doc, che ritiene le feste sacre e gli sgarri leciti.

Mi scuserete se, a questo punto dopo la breve premessa, debba fare una più lunga digressione, ma ci sta!

Nella tradizione sudista la cena della Vigilia è rigorosamente a base di pesce, verdure ed ortaggi, viene definita una cena di magro, ma di magro in realtà c’è veramente poco a partire dal numero delle portate (1) e dalla quantità che di ciascuna viene preparata, non sia mai si lasci qualche commensale affamato!

Comunque, un tempo, l’abbondanza di quel pasto anche presso famiglie povere simboleggiava l’importanza dell’attesa per la nascita di Gesù Bambino, che sarebbe stato festeggiato a dovere il giorno successivo con pietanze a base di carne dopo le cerimonie religiose.

Di solito si utilizzavano pesci non pregiati come il baccalà e le acciughe per preparare primi come la pasta mollica, sarde, aglio e peperoncino o la pastina con baccalà ( quest’ultima è una tipica ricetta salentina che ho imparato ad apprezzare moltissimo) o secondi a base di baccalà fritto o in umido con le olive, in bianco o con il sugo di pomodoro, con o senza patate; senza dimenticare la frittura di paranza e le famose frittelle di “nunnata” preparate con il bianchetto.

di tutto un pò

Anche con i contorni non si scherzava, carciofi ripieni, “pipi e patati frijuti”, broccoli e cavolfiori ad insalata o fritti in pastella, “rape nfucate” e naturalmente ho deliberatamente evitato di elencare possibili antipasti poichè se mi addentrassi nell’argomento potrei perdermi…basta solo pensare a tutte le bontà in boccaccio che vengono tirate furori per l’occasione: pomodori secchi, giardiniere, rosamarina, peperoncini sott’olio ripieni di tonno, lampacioni, paparina, la “conserva mara” e poi ancora formaggi vari, dalla provola ai pecorini di ogni stagionatura, senza parlare dei lupini e a fine pasto della frutta secca che si continua a mangiare per “compagnia e convivialità” anche se si è pieni come otri.

Oggigiorno è stata introdotta qualche sofisticazione e quindi si utilizzano mitili e gamberi, calamari, aragoste e pesci pregiati tuttavia l’abbondanza dei giorni nostri, spesso rasenta lo spreco e non rappresenta più l’occasione per assaggiare pietanze che non tutti si sarebbero potuti permettere durante il resto dell’anno assieme alla famiglia riunita.

Consci di tutto ciò, tornando alla nostra cena di Vigilia di Natale 2021 Giovanni ed io abbiamo immaginato un menù leggero rivisitato, ma con lo sguardo rivolto alle nostre radici e perciò abbiamo iniziato la nostra cena spiluccando le pittule  calde man mano che venivano tirate fuori dal fuoco, pasteggiando con un bel calice di vino, mentre apparecchiavamo la tavola con i sottopiatti rossi, il servizio di porcellana bianca per due e i calici da vino e prosecco.

Dopodiché una volta seduti ci siamo gustati la nostra cena per 2 così congeniata: capesante tuffate nello zafferano

 – crema allo zafferano con capesante al pepe rosa – antipasto al cucchiaio liberamente ispirato ad una ricetta trovata sulla rivista di dicembre 2021 di Bene Insieme Conad per cui ci mancava qualche ingrediente, di grande impatto cromatico oltre che “papillico”, anche se di semplice realizzazione. In realtà trattasi di una vellutata di patate e scalogni aromatizzata allo zafferano su cui sono state adagiate le capesante scottate tre minuti per lato su una padella antiaderente con pochissimo burro e infine decorate con pepe rosa: deliziose!

baccalà in insalata con pomodori ciliegino e peperoncino piccante;

contorno di cavolfiori lessi con capperi e olive;

– assaggio di tronchetto di pasta di mandorle farcito con cotognata – giunto dal Salento con amore confezionato dalle sapienti e artistiche mani di zia Maria.

tris di antipasti Il tutto innaffiato da vino bianco e bollicine il cui effetto su di noi da un certo punto in poi è stata un’alternanza tra uno stato euforico e soporifero, sino a quando, giunta la mezzanotte non abbiamo trovato l’energia per chiamare parenti e amici per condividere il momento e scambiarci gli auguri di Buon Natale.

Il buon cibo è sempre un piacere di per noi, ma condividerlo è una gioia, la fatica della preparazione è sempre ripagata dalle chiacchiere, l’affetto, la compagnia che aleggiano nella casa conferendo quella atmosfera magica che ci fa sentire che è festa.

Nonostante fossimo solo noi due però abbiamo avvertito lo stesso quella magia che il pensiero delle persone che amiamo e che ci amano ha reso tangibile facendoci giungere da ogni dove, parole e gesti di affetto tutt’altro che scontati.

Stanchi ma paghi ci siamo dati la buona notte pensando già a cosa avremmo proposto l’indomani ai nostri “pochi ma buoni ospiti” per il pranzo di Natale…ma questa è un’altra storia che potrete leggere se vorrete!

                                                ___________________________________________________________

Nota a margine: (1) vi consiglio di leggere “Le tredici cose buone del Natale” capitolo del libro scritto da Carmine Abate edito da Mondadori e intitolato Il banchetto di Nozze e altri sapori, dove il tema delle tradizioni culinarie calabresi nel periodo di Natale viene dipinto con un pennello narrativo che trasporta il lettore in un’altra epoca. Questo è solo uno dei libri in cui si utilizza il cibo per raccontare di storia e di storie. Abate nato a Carfizzi un paese della Calabria arbëreshë, descrive le tavole natalizie della sua fanciullezza e dai suoi racconti emergono similitudini e differenze con le tradizioni culinarie delle altre zone della Calabria, terra di conquiste e di salvezza per chi attraccava sulle sue coste in cerca di rifugio.

(2) Non è stato toccato il tema dei dolci della tradizione natalizia se non marginalmente poiché è stato diffusamente trattato in un altro articolo curato da Giovanni qualche tempo fa.