Cosa c’è di più buono del pane?
Cosa c’è di più buono del pane? Caldo appena sfornato poi è una meraviglia!
Il profumo si spande per tutta la casa e quando si taglia si apprezza per la mollica ancora fumante e la crosta bruna croccante. Non a caso in questo primo post abbiamo scelto di parlare di pane, il prodotto alimentare più conosciuto e declinato al mondo, che di fatto potrebbe accompagnare qualsiasi pietanza, regalando rotondità al gusto e un senso di sazietà impareggiabile.
Infatti gli amanti del glutine al quadrato come mia madre lo utilizzano addirittura per accompagnare la pasta, mentre i moderati si accontentano di fare la scarpetta per non sprecare il sugo che avanza nel piatto. A volte basta un panino ben farcito a dare soddisfazione e sostituire un pasto completo ed equilibrato, una sorta di piatto unico da asporto da portare dietro e consumare dove e come si vuole. Del resto che il pane non si sia mai negato a nessuno lo conferma il fatto che “pane ed acqua” fosse la dotazione minima per sopravvivere anche in prigione o in tempi di carestia.
Il profumo del pane per noi è evocativo di tanti ricordi, da piccola io e mia sorella aspettavamo che nonno lo portasse caldo a casa per poterlo assaggiare subito con un goccio di olio al piatto, addirittura si faceva la gara a chi lo finiva per primo, mentre Giovanni già grande ricorda la sua merenda preferita pane e pomodoro “cunzato” o al naturale.
Ora i ritmi frenetici ci spingono ad andare ad acquistare il pane al forno o al supermercato, oggi si trova dappertutto, ma ahimè spesso vengono utilizzate farine industriali e comunque, sia per la lavorazione, sia per l’utilizzo di agenti lievitanti che dimezzano i tempi di preparazione, ha un sapore dozzinale e la croccantezza non dura più di un giorno.
Proprio per questo e per la nostra mania di sperimentare – utilizzando prodotti di qualità e poco raffinati, che ci regalano anche combinazioni di sapori inaspettati – che Gio ed io ci dilettiamo, tempo permettendo, a fare il pane in casa.
La durata del procedimento cambia tutte le volte, anche se le fasi sono sempre le stesse:
il pane venuto meglio lo abbiamo fatto con il lievito madre che abbiamo creato e curato per almeno un annetto, ma anche con il lievito di birra non è male ( basta metterne veramente poco e aumentare i tempi di lievitazione, così che non si senta l’odore del lievito e risulti digeribile).
Il segreto per fare un ottimo pane sono innanzi tutto le materie prime, in primis la farina: noi usiamo la tipo 1 o 2, spesso miscelate anche con un pò di manitoba o farina di semola rimacinata.
La sperimentazione consiste nel miscelarle poi con farine diverse come quella integrale o ai 5 cereali, quella di castagna o di mais, farina di avena o farro, modulando di volta in volta le dosi per ottenere sempre un risultato migliore.
Seconda cosa importante sono naturalmente il levito utilizzato e i tempi di lievitazione che debbono essere adeguati affinché l’impasto sviluppi una bella maglia glutinica; molto dipende dalla temperatura e dall’umidità che bisogna creare nella camera di lievitazione, nonché dalle numerose pieghe che ad intervalli, prima più ridotti e poi più lunghi, bisogna dare all’impasto: questo permetterà di avere un pane leggero ed alveolato.
Ancora, bisogna avere un buon forno e, se possibile, procurarsi una bella placca di pietra refrattaria sulla quel adagiare l’impasto dopo averla fatta riscaldare alla massima temperatura a cui un forno, in dotazione alle cucine di casa, può arrivare: circa 230°/240° .
Dopo aver dato una bella botta di calore e quasi a metà cottura bisogna abbassare la temperatura per permettere che il pane cuocia anche all’interno.
In tutto ciò bisogna ricordare di intaccare l’impasto prima di adagiarlo sulla placca, per consentire lo sviluppo in altezza del pane per mezzo del calore e anche di posizionare nel forno una bacinella di alluminio o di terracotta con dell’acqua che, evaporando durante la cottura, fornisca l’umidità necessaria alla buona riuscita del prodotto finale.
Infine, dopo averlo sfornato si lascia raffreddare su una graticola finché non si resiste alla voglia di mangiarlo, se poi ne avanza, di solito lo conserviamo in un canovaccio di lino dentro una busta di carta o di nylon.
Beh, certamente mi sarò dimenticata qualcosa, ma più che darvi ricette o dosi precise, che si possono trovare ovunque ormai, volevamo darvi il senso del nostro GioCar in cucina…una creatura da crescere, un progetto da sviluppare, una delle passioni che ci unisce da quando ci siamo conosciuti e che a San Valentino 2021, finalmente ha preso forma, come il più bello e originale dei regali…spero vogliate farci compagnia in questa nostra avventura. Ah, dimenticavo, l’ultimo segreto: “metteteci tanto amore e fantasia” come facciamo noi! GioCar in cucina
